Non tutti i droni hackerati vengono per nuocere, il Mavic Pro 1 sul K2 e K3

Non tutti i droni hackerati vengono per nuocere, il Mavic Pro 1 sul K2 e K3

Nel 2018 grazie ad un drone Mavic Pro 1 era stato ritrovato un alpinista disperso da 36 ore, scivolato da uno sperone mentre era impegnato a scalare il Broad Peak, la dodicesima montagna più alta della terra, nota anche come K3, situata nelle vicinanze del  K2. La notizia (Alpinista dato per morto salvato grazie ad un drone DJI Mavic Pro sul Broad Peak ad 8000 metri) oltre che dal punto di vista umano aveva sorpreso dal punto di vista tecnico per il fatto che in molti ritenevano impossibile il volo di un drone a tali altezze per via della rarefazione dell'aria ma anche per la limitazione dell'altezza massima rispetto al punto di decollo di 500m che la DJI inserisce di fabbrica in tutti i suoi droni.

Pochi giorni fa è arrivata la conferma di ciò che in molti sospettavano, grazie ad un video pubblicato dalla Red Bull: il Mavic Pro 1 era stato "hackerato". Modificato nel firmware da Bartek Bargiel per riprendere dall'alto le imprese del fratello sul K2 negli stessi giorni in cui è accaduto il fatto del disperso. Così Bartek ha offerto il proprio aiuto ed utilizzando il Mavic Pro 1 è riuscito a localizzare il disperso fornendo le coordinate alle squadre di soccorso che poi lo hanno tratto in salvo.

In particolare sul Mavic Pro 1 è stata tolta la limitazione dei 500m di altezza massima e sono stati modificati alcuni parametri sulle velocità massime per supplire alle inefficienze delle eliche causate dalla rarefazione dell'aria. Mai Bartek Bargiel si sarebbe aspettato che il suo drone "hackerato" potesse contribuire a salvare vite umane come poi è accaduto. Bartek ritiene che questa sia stata un'esperienza rivoluzionaria per verificare le capacità dei droni e per capire come possano essere utilizzati per aiutare altri scalatori e sciatori a conquistare le montagne e le rotte più letali del mondo in modo più sicuro.

La possibilità di modificare il firmware dei droni DJI più vecchi come Mavic Pro 1 e Spark è nota da tempo, anche dalla DJI che sugli ultimi modelli, come ad esempio il Mavic 2 e Mavic Air 2, ha introdotto sistemi anti-hacking che hanno limitato molto queste possibilità. Tuttavia, come dimostra questo accadimento, in alcuni casi disporre di un drone senza limitazioni di fabbrica può risultare molto utile, in particolare nelle missioni di ricerca e soccorso in scenari complessi ed in coordinamento con chi di dovere per non introdurre ulteriori elementi di pericolo. Infatti, è fondamentale rispettare le relative normative sui droni e trascendere da essere soltanto dopo aver ottenuto le opportune autorizzazioni aggiuntive.

Tra l'altro alcune modifiche del firmware del drone possono aumentare la sicurezza in certi contesti, come ad esempio l'abilitazione alla ricezione della costellazione Galileo  che va ad aggiungersi al GPS e al GLONASS, molto utile nei canyon urban come spieghiamo nel seguente video.